Quante volte abbiamo perso la calma di fronte alle proteste dei figli?
Quante volte abbiamo provato a trattenerci, ma nonostante i nostri sforzi, sono uscite urla da Tarzan dal nostro corpo?
Quando i nostri nervi saltano e ci sembra che siamo fuori controllo?
Spesso i conflitti in famiglia sono inevitabili ed è davvero difficile, se non impossibile, mantenere sempre e comunque una calma zen con i propri figli.
Innanzitutto è bene ricordare che ogni contrasto in famiglia che si trasforma in conflitto può essere occasione di crescita e riflessione.
Cosa accade in noi? In che situazioni della giornata capita più spesso? Quali sono le mie (nostre) aspettative da genitore e quali sono le aspettative dei nostri figli?
Spesso i figli non si sentono compresi e vedono i genitori come severi adulti che dettano regole strambe per le loro reali esigenze e necessità.
Per contro, mamme e papà si sentono spiazzati di fronte alla non esecuzione di alcuni compiti, al non rispetto delle regole da loro imposte e da atteggiamenti poco comprensibili ai loro occhi.
Per di più, queste situazioni, si enfatizzano maggiormente alla fine dell’infanzia e inizio adolescenza. In questo periodo emergono con forza il carattere, la personalità e la voglia di indipendenza! I genitori incominciano a sentirsi disorientati di fronte alla trasformazione repentina di quello che fino a poco prima era “il loro piccolo”.
Sono convinta che, con tutte le difficoltà dei singoli casi, l’atteggiamento dei genitori in queste situazioni conflittuali sia fondamentale e possa essere occasione di crescita reciproca.
E’ possibile da parte degli adulti che educano ridurre queste situazioni diventando meno rigidi e controllanti. L’autoregolazione emotiva (la capacità di regolare le proprie emozioni) dovrebbe essere già acquisita dagli adulti e trasmessa ai propri figli.
Padri e madri dovrebbero imparare ad osservarsi e, quando la rabbia inizia a crescere e i nervi stanno per saltare, riuscire a controllarla, o fermando ogni tipo di azione prendendo tempo (i famosi “conta fino a 10” e respira), oppure andare in un altro luogo se necessario (scaricare fisicamente con il movimento la tensione dell’ira), e quando è passato il momento critico “dello scoppio” manifestare la propria rabbia (mai reprimerla) attraverso uno tono di voce fermo e autorevole, cercando di spiegare ai propri figli il motivo della propria arrabbiatura. Non è semplice, ma non impossibile: è un allenamento!
Nell’agire in questo modo anche i bambini imparano che le emozioni si possono riconoscere e controllare canalizzandole positivamente. Al contrario, i figli si sentono meno sicuri e protetti e tendono a sviluppare problemi emotivi e comportamentali.
A guidare i genitori, insomma, dovrebbe essere la consapevolezza che i figli stanno crescendo e stanno sperimentando fasi di vita delicate.
Anche l’umorismo può essere un valido alleato: l’ascolto e la sdrammatizzazione con una battuta di spirito, a volte, funzionano meglio di giorni di conflitti aperti.
Dunque se i vostri figli vi sfidano, fatevi trovare pronti ed allenati, e se ancora una volta non riuscite ad evitare l’esplosione, rimboccatevi le maniche e cogliete ogni occasione per riprovarci.
Gestire la rabbia si può!