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Educare significa prendersi cura del vero sé
Gli ambiti di ambiguità ampliano la possibilità di poter guardare le cose
È nella scelta consapevole che si colloca la libertà
Vivere con uno scopo è fondamentale per esistere veramente
È possibile cogliere le opportunità ed allenare le potenzialità attraverso obiettivi ed azioni concrete
Non avere paura: realizza la tua più autentica natura
TUTOR PEDAGOGICO AL TUO FIANCO

In diversi momenti delle nostre giornate, come adulti, ci viene richiesto di agire in termini credibili e competenti di fronte a scene educative complesse e che richiedono una capacità di analisi non immediata.

Eppure genitori, insegnanti, educatori, allenatori e tutti gli “adulti che educano” hanno questa responsabilità di base, ma non sempre è facile e non sempre ci si sente all’altezza.

Soprattutto quando si è stanchi fisicamente, emotivamente e mentalmente si tende a rimandare scelte o azioni, delegare o agire in modo istintivo e poco in linea con i propri valori di base.

Avere un supporto, un altro adulto al proprio fianco, un altro sguardo rispetto alla scena educativa che si vive, diventa un forte elemento da cui partire per crescere insieme.

Il tutor pedagogico non nasce per sostituirsi all’adulto e nemmeno ai ragazzi con cui decide di intraprendere un percorso, una relazione.

Per come immagino questa figura credo che possa dare il suo contributo significativo al “prendere forma” dell’altro.

Il suo scopo prioritario è la cura educativa intesa come atteggiamento di premura, attesa, gratuità.

Il tutor pedagogico accompagna e affianca l’altro per un tratto di strada aiutandolo a sperimentare il suo essere nel mondo. Le capacità e le risorse del soggetto in-formazione non si sviluppano se non esiste un Altro, Altri che si prendono cura di lui.

La bellezza e la forza del processo che si innesca quando il tutor inizia la relazione con chi ha deciso di affiancare è data anche dal fatto che nessuno conosce in anticipo gli esiti di ciò che sarà e che la crescita è reciproca.

In questo emerge come entrambi gli attori della relazione che si viene a creare debbano avere un atteggiamento attivo e positivo, di fiducia. Riconoscere la specificità di ogni persona e le sue potenzialità permette di elaborare un percorso intenzionale in cui il soggetto in-formazione ricerca la sua forma, la sua vocazione.

Mi piace promuovere e immaginare gli “adulti che educano” compreso il tutor pedagogico come agenti di trasformazione e cambiamento attraverso le loro azioni responsabili e consapevoli.

Si ma come? Attraverso l’ascolto, la comprensione, la comunicazione il tutor pedagogico può mettersi a disposizione dell’altro. Possiamo prendere spunto da una figura conosciuta ed antica come Socrate: il metodo socratico si fonda sulla disponibilità ad aiutare congiuntamente gli altri e se stessi a trovare la verità, senza presumere di fornirla già compiuta.

Come la levatrice aiuta a far venire alla luce un figlio non suo, Socrate aiuta gli uomini a trovare la verità, che egli stesso non ha generato e lo fa attraverso l’ironia, smontando false certezze e la presunzione di possedere un sapere compiuto e definito. All’esercizio e alla conoscenza di questa sapienza Socrate connette la possibilità di una vita felice.

Questo è lo spirito con il quale la figura del Tutor pedagogico può mettere in gioco la sua professionalità, con umiltà e creatività. Perché è grazie allo spazio che si forma con la persona che ha di fronte che si crea un sapere condiviso. L’esercizio della maieutica rimanda al riconoscimento di una verità che non può essere insegnata perché nessuno, realmente, può vantarsi di possederla, ma che ciascuno ha la capacità di generare.

L’uomo da solo può non essere consapevole delle risorse di cui è portatore, per questo è necessario che qualcuno lo aiuti a scovarle.

Questa metodologia educativa richiede l’avvio di una relazione basata sul rispetto dell’altro ma principalmente di “lavorare insieme”, lasciando spazio alla libertà dell’educando che vede il tutor come una persona favorevolmente disposta nei propri confronti, che ha la possibilità di aiutarlo e di cui si può fidare.

Il tutor pedagogico quindi come priorità favorisce il dialogo, si dispone all’ascolto, cerca di comprendere più di capire, camminare accanto piuttosto che davanti e, nello stesso tempo, deve concretizzare il suo essere insegnante, animatore, amico, supervisore, accompagnatore, nella costruzione bidirezionale di una relazione dialogica e di confronto, sempre in movimento.

Anche il tutor pedagogico, come altre figure educative di riferimento, deve agire nei termini di “facilitatore del potenziale umano”: rispettare e valorizzare le potenzialità umane dell’altro, in un percorso educativo che attui modalità di guida e strategie di accompagnamento personalizzate e creative, perché possa realizzare infine autonomia, responsabilizzazione e autorealizzazione.

Socrate nel dialogo con Alcibiade pone l’esempio dell’occhio e dello specchio: per vedersi occorre specchiarsi in qualcosa di simile a sé, in un altro uomo. L’uomo trova la sapienza, non la pone. L’uomo per giungere alla verità deve prima essere consapevole di sé, avere coscienza del proprio essere umano e questo è possibile solo mediante il dialogo, vale a dire il confronto con un altro essere umano, in cui è possibile, specchiandosi, conoscersi.

Dunque è evidente che il tutor pedagogico per essere tale deve ogni giorno lavorare su di sé e sulla propria consapevolezza.

E’ questo il motivo per cui ho deciso di dare ascolto a questa mia natura legata al mondo educativo che tanto mi affascina e tanto mi dona.

Non sarà semplice essere una tutor Pedagogica ma la passione, la creatività e la volontà di crescere con gli altri mi dà il coraggio di iniziare anche questa avventura. Da Settembre 2021 sarò a disposizione di chi vorrà.

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